Intervista alle designer dei nuovi modelli
Per portarti ancora di più nel cuore di Peace Steps, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Arianna Gorla e Jessica Nicodemo, due studentesse dell'Accademia belle arti di Brera che hanno collaborato con il progetto per disegnare due nuovi sandali della collezione.
Come vi siete avvicinate al design?
Arianna: Si può dire che il design sia di famiglia, mio padre era architetto, mio nonno disegnatore di automobili... Il mio amore per l'arte è esploso a 360° nell'adolescenza con il liceo artistico, e da lì ho esplorato più forme di design, da quello d'impresa a quello di siti web. Ora sono giunta alla moda, ma non voglio abbandonare le altre branche. Credo che il design sia una forma di pensiero di cui i settori sono solo le sfaccettature, e io voglio interallacciarli.
Jessica: Ho avuto la passione del disegno fin da piccola, quindi mi sono iscritta al liceo artistico e ho studiato illustrazione, fotografia, scenografia... Poi ho scoperto la moda e mi sono subito appassionata. La moda è completa, comprende tutto, dalla progettazione al disegno, è come abbracciare l'intero mondo artistico.
Cosa vi ha ispirate nella realizzazione del vostro modello di sandalo per Peace Steps?
A: Il sandalo è nato dal confronto tra i gusti in fatto di calzature nella cultura palestinese e nella nostra. Ho studiato ciò che era apprezzato in entrambi i mondi e ho cercato di fondere le prospettive per creare un incontro e ampliare gli orizzonti, anche i miei.
J: Mi sono ispirata alle tecniche e agli strumenti palestinesi con cui dovevamo lavorare e di cui dovevamo per forza di cose tener conto, ma ho voluto aggiungere un tocco d'innovazione con la striscia centrale trasformabile. Diciamo che è stato il classico caso in cui la creatività viene spinta dal dover lavorare con paletti ben precisi, che ti stimolano a nuovi usi man mano che ne scopri le potenzialità
Com'è stato collaborare con Peace Steps, un progetto internazionale
A: Mi ha fatto riflettere. Oggi, grazie alla tecnologia, siamo abituati a sentirci connessi con tutto il mondo, eppure la realtà sociale e politica della Palestina ci costringeva a comunicare tramite intermediari, che tra l'altro spesso dovevano raggiungere gli artigiani fisicamente per portar loro le consegne. Inoltre, mi ha colpito il diverso approccio al design
J: è stato così bello che ho già parlato con Peace Steps per continuare la collaborazione. I miei genitori mi hanno adottata dal Brasile, perciò sento questo tipo di progetti particolarmente vicini, e sono più che contenta di partecipare.
Qual è il tuo sogno come designer?
A: Di sogni ne ho avuti tanti, dall'aprire qualcosa di mio al lavorare per marchi famosi, ma oggi l'unica risposta che mi sento di dare è che vorrei riuscire a fare design secondo la mia visione globale, dimostrando col mio ecclettismo che ogni forma di design può essere di contributo alle altre.
J: Riuscire ad aprire un laboratorio di design con alcuni miei compagni. Abbiamo sintonia e capacità complementari e sono sicura che insieme potremmo creare qualcosa di bello senza lo stress che si respira in certi ambienti.